Giornata difficile, lo era sulla carta, lo è stato nella realtà, “cronicizzare” una sconfitta è cosa difficile, perché non sai mai da dove partire. Trovare un perché, un per come, trovare l’errore… ecco si “l’errore” parola magica che diventa inevitabilmente il soggetto di cronache, discussioni, confronti.
Ma errore è o è stato?
Cambiare prospettiva, provare a vedere le cose da altre angolazioni, mi è stato insegnato nei corsi da coach…
In un mondo che gira a mille, dove ogni cosa deve essere vincente, ogni cosa deve essere la migliore, dove al di là di belle parole e buoni propositi si finisce per guardare il punteggio, il risultato, il profitto.
Ci preoccupiamo per la mancata vittoria di nostro figlio dimenticandoci troppo spesso, che la vittoria esiste perché esiste la sconfitta, e che la crescita, l’apprendimento di ognuno di noi è stimolato dal bisogno.
L’insuccesso è dunque il motore che ci spinge a migliorare, a crescere.
In campo le cose non sono andate come tutti noi avremmo voluto… ma Varese è comunque rimasta unita, sforzandosi di arginare gli avversari con tutte le proprie forze e lacune. Vi assicuro che non c’è cosa più difficile di sentirsi squadra in una sconfitta.
Onore, Matteo A., Davide, Lorenzo F., Filippo, Ludovico L., Enrique, Paolo, Alberto, Marco, Luca, Ari, Alessandro, Federico, Mirko, Francesco, per aver lottato. Ricordate che il lavoro dei vostri coach non è insegnarvi a giocare a rugby, me è quello di insegnarvi le regole del rugby. Il gioco? Beh quello sarete voi ad insegnarlo, sperimentando… provando… con tutta la libertà anche di sbagliare.
VARESE – TORINO 14 – 33
PARABIAGO – VARESE 52 – 7
PARABIAGO – TORINO 40 – 21
Onore ai coach Lino, Giovanni, Enrico a cui va il sostegno di tutti noi per il lavoro da svolgere.
Onore a Paolo per averci permesso di raggiungere il quorum.
Hip hip urrà per Papini Senior, che in qualità di dirigente accompagnatore e mastro cambusiere ha saputo organizzare nel nulla un aperitivo.
Hip hip urrà per tutti i genitori per tifo e sostegno, pronti anche all’occorrenza a trasformarsi in gommisti.
Un grazie a Mamma Fabbri che tra migliaia di parole scambiate, e qualche via sbagliata di troppo, mi ha accompagnato nel breve viaggio, ma di cui ahimè, non ricordo il nome.
Marco T
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