Varese 9 aprile 2016
Varese U14, ancora in apnea per i vari infortuni e assenze, si è scontrata con la corazzata Chicken.
I nostri avversari come previsto non hanno espresso un gioco creativo, di squadra, ma semplicemente hanno messo in campo tutta la loro fisicità, asfaltando ogni tentativo dei nostri ragazzi di arginarli.
Chicken chiude con un pesante parziale 53 a 5 con una partita piena di intemperanze e falli, da una parte e dall’altra.
Onore ai 16 scesi in campo AMBROSINO, BAZZALI, BRUSCELLA, CALAMAI, CAZZOLA, CORRIDORI, FICARRA, MANGIA, MARZORATI, MONNI, RAVIZZA, RESULI, SCIURBA, TALACCHINI, ZAMPIERO, ZANZI.
Hip hip urrà per LANA, PERIN, PAPINI, BALLO per aver sostenuto i propri compagni.
Hip hip urrà per BONALUMI, che a causa di un piccolo intervento non ha potuto assistere alla partita dei “suoi ragazzi”.
Hip hip urrà per l’immancabile tifo dei genitori.
Grazie ai coach, per tutto il lavoro svolto.
P.S.
Con i ragazzi a bordo campo a pochi minuti dal fischio finale, è nato un interessantissimo confronto.
Cogliendo le mie continue esortazioni a non concentrarsi sulle sviste arbitrali, perché nulla sarebbe cambiato, mi hanno prontamente ripreso:
“Perché allora continui a dirci di placcare?”
Già… perché mai continuare a placcare, a pochi minuti dalla fine, con un risultato ormai ampiamente definito, perché tentare di arginarli? Per quale motivo?
Perché nel nostro logo c’è il 101%? Perché è nella filosofia del rugby? Perché altri che hanno indossato questa maglia lo hanno fatto?
Qual è il motivo vero più profondo?
Credo… perché ogni azione, indipendentemente dal risultato, deve essere vista come una opportunità, un’occasione che ci viene offerta per provare, per imparare, per riuscire a fare meglio di come abbiamo fatto fino ad ora.
Portarlo a terra per dire…
“Ce l’ho fatta, ci sono riuscito, era mio compito fermarlo e l’ho fermato, io… io ne sono capace!”
Ciò che fa di un atleta, un grande atleta, non sono le vittorie, ma la sua capacità di sapersi rialzare dopo ogni caduta, la sua determinazione a continuare a migliorare se stesso.
Perché dunque, continuare a placcare il mio avversario?
Per togliere dal suo volto il sorriso della certezza, infondere nel suo sguardo la paura di non farcela, riempiere il mio cuore della consapevolezza che… io posso!
Marco T.